Estratti di arti in musei europei.
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Estratti di arti in musei europei.
Indossare l’abito della gentilezza e della pazienza, è parte della letteratura buddista che indica l’atteggiamento da tenere nei rapporti personali con gli altri per ottenere a lungo termine relazioni umane migliori. Cerco di applicare questa regola di vita di grande efficacia e buonsenso che mi incoraggia a fare meglio e riprovarci quando le aspettative vengono deluse. Mi accorgo anche dell’importanza di perseverare fino alla fine, per raccogliere davvero i risultati.
Circa 25 anni fa, ebbi occasione di occuparmi del restauro di una statua di circa 45 cm di altezza. L’esuberanza giovanile di accettare subito l’incarico senza avere le complete conoscenze tecniche dei materiali, fece sì che per arrivare a risultati finalmente accettabili dal punto di vista estetico, fui costretto a rifare quel lavoro tante volte fino a contarne 11 prima di arrivare a conclusione. Lo stress di non capire come mai i colori non assomigliassero abbastanza oltre alla spesa importante per acquistare testi e consultare altri professionisti che mi fossero d’aiuto tirandomi fuori dai guai, non riuscirono comunque a scoraggiarmi dal portare a fine il restauro con successo. Il committente, un americano residente in Italia, fu veramente soddisfatto dei risultati, non mancò tuttavia di chiedere uno sconto sul compenso finale che avevamo pattuito dall’inizio. Non ha mai saputo veramente l’intera storia di quel restauro se non per alcuni accenni alla sua complessità. Lo sconto, non fu fatto.
Durante la fase didattica nel periodo in cui insegnavo a studenti stranieri arti ceramiche in un istituto universitario a Firenze, mi sono trovato più volte ad utilizzare questo aneddoto per incoraggiare chi si stava trovando ad un punto morto del suo apprendimento spronato a non mollare fino a raggiungere i propri obiettivi. Con loro dovevo parlare in inglese come da contratto e raccontando questo aneddoto mi fu assegnata la versione inglese di quel soprannome riferito ai numerosi tentativi per concludere quel restauro. Oggi mi rendo sempre più conto che non importa quante volte si cade a terra, piuttosto è importante quante volte si è disposti a rialzarsi da dove siamo rimasti. Anche per me, nei momenti di frustrazioni professionali e non solo, quell’aneddoto è un potente antidoto che mi spinge a non mollare mai fino alla fine. Thanks, Mister Eleven!
Guarda se vuoi, il video di quella esperienza didattica:
Affascinante progetto realizzabile in senso generico con quattro elementi.
In questa apparente semplicità, si nasconde un procedimento di copiatura delle immagini conosciuto fin dai tempi antichi e certamente nel Rinascimento.
La dimensione del foro, il tempo di apertura di questo foro per far passare la luce prima che venga chiuso nuovamente con una specie di tappo o copertura, l’intensità della luce che deve passare attraverso, e il tipo di materiale sul quale la luce viene proiettata, sono collegati fra loro secondo regole ben precise che se conosciute possono dare origine a immagini fotografiche più o meno definite senza il minimo utilizzo di lenti fotografiche.
Le mie sperimentazioni in merito, risalgono al primo anno della scuola media, durante il quale il progetto fotografico fu realizzato da ogni mio compagno di classe utilizzando una scatola di fiammiferi di grandezza normale e un qualsiasi rullino fotografico 35mm.
L’entusiasmo mio fu tale che da allora, gli esperimenti fotografici non mi hanno più abbandonato e nel tempo, a seconda delle risorse economiche di cui potevo disporre o il permesso di usare le apparecchiature che venivano usate in casa mia per fare fotografie, non mancavo di ritrarre persone, oggetti o creare piccoli scenari con i giochi di allora, modellismo, calcio in miniatura, poi amici, ecc.
Durante l’insegnamento di progetti fotografici sperimentali realizzati a Firenze con studenti universitari, ho nuovamente aggiornato le mie esperienze in merito raccogliendo in un breve video il progetto costruito insieme ai miei studenti di allora. Le loro macchine fotografiche erano basate sul progetto Dirkon. Ecco le istruzioni dettagliate per poter sperimentare personalmente questo stile fotografico su pellicola 35mm. Il progetto Dirkon originale. In commercio esistono diverse soluzioni per costruirsi da soli questa camera oscura anche con materiali di uso domestico salvo la necessità di acquistare le tradizionali pellicole da 35mm in uso per la maggior parte delle macchine fotografiche usate principalmente fino a dieci anni fa.
Le esperienze personali mie sono state sviluppate solo in orari diurni e prevalentemente nella città di Firenze dove lavoravo allora. Approfondendo l’argomento credo sia possibile ottenere risultati anche tramite esposizione notturna spendendo un po’ di tempo a calcolare i tempi maggiorati di esposizione della pellicola.
Ecco il video di quella esperienza insieme agli studenti. Viva la fotografia sperimentale!
Anni fa ho avuto occasione di seguire e filmare un gruppo per una loro escursione a Vienna. Il viaggio comprendeva alcune mete culturali per lasciare nel cuore di questi turisti d’oltreoceano, un’ immagine di cultura internazionale che non seguisse troppo le tradizionali gite. Il viaggio aveva incluso nel pacchetto una visita alla reggia Schoenbrunn Palace, ex residenza estiva imperiale, il centro della città, una tradizionale taverna con musicisti dal vivo tradizionali e ovviamente svolto in dicembre, una visita agli immancabili mercatini di Natale. Anche se la nostra visita rientrava nella normalità, la sincera partecipazione dei ragazzi ha sicuramente reso unico il nostro viaggio come mostrano le immagini.
Questo viaggio, anzi questo film, nasce da un’idea precedente di voler creare una breve sceneggiatura ambientando nella realtà quotidiana dei protagonisti il loro viaggio, o almeno parte del film. Il mio desiderio era di non iniziare il reportage di viaggio allo stesso modo come nei viaggi precedenti; volevo che il film iniziasse esternamente al viaggio stesso e questa è stata la sfida.
Avevo assolutamente bisogno della collaborazione di alcuni dei protagonisti del mio film, ma non volevo rivelare le vere intenzioni delle riprese dei giorni precedenti; quando non si ha tempo sufficiente per sperimentare diverse possibilità, è possibile che non tutto vada in porto correttamente e un po’ per scaramanzia o per realistica preoccupazione, riuscii a tenere segreta la motivazione di ciò che stavo facendo durante le clips filmate nella settimana precedenza alla nostra partenza.
Per non perdere tempo quando preparavo questi tipi di reportage, iniziavo in anticipo sul viaggio, a selezionare i brani musicali da utilizzare nel film montato, cercando di immaginare l’accoppiamento ideale delle immagini che immaginavo avrei registrato e cercando anche di portare brani musicali un po’ fuori dal comune impregnati di sorpresa, scoperta e avventura e forse come si ascolterà nel film, anche un po’ di personale esagerazione; tutto ciò per rendere il ricordo filmico davvero diverso dai reportage di viaggio tradizionali. Un regista desidera sempre che il suo lavoro venga apprezzato dal maggiore numero di persone possibile; nel mio caso anche questa volta, il raggio delle preferenze era limitato agli organizzatori e ai clienti; chi lo guarda adesso non era il destinatario iniziale del mio prodotto, spero comunque possa almeno offrire… un modo diverso di raccontare le cose!
Da questa intenzione, nacque l’idea di far parlare del viaggio alcuni ragazzi che sarebbero partiti alcuni giorni dopo insieme a me. Scelsi di usare la loro disponibilità prendendo spunto da qualcosa che stavo vivendo durante uno dei miei corsi in aula con loro. Una studentessa, come altre sue compagne, pur vivendo l’inverno fiorentino, non aveva problemi nel venire a scuola indossando dei mocassini di tipo indiano, perché proveniente da uno degli stati freddi dell’America; un tipo di calzatura assolutamente inadeguata per l’italiano medio a Firenze a dicembre. Questo elemento di contrasto mi facilitò per creare la gag nella quale lei discutendo con i suoi compagni diceva che quella sera avrebbe acquistato stivali invernali per la partenza verso Vienna del giorno dopo. La gag finiva con i ragazzi che le ricordavano come invece la partenza fosse in programma la sera stessa. Ecco creato il collegamento per introdurre in modo diverso il mio film viaggio.
Uno degli aspetti meravigliosi che trovo nel viaggiare di notte riposando, consiste anche nel farsi sorprendere la mattina successiva dalle condizioni ambientali che possono essere decisamente diverse da quelle di partenza producendo emozioni genuine come quelle testimoniate a bordo del Wagon Lits da una ragazza al mattino presto appena affacciata al finestrino.
In quella occasione, il passaggio delle Alpi ci fece immergere immediatamente in un vero e proprio paesaggio invernale un po’ troppo freddo per tutti.
Le caratteristiche carrozze utilizzate oggi solo per i turisti, non potevano lasciarci indifferenti così come gli addobbi delle festività natalizie che un po’ dappertutto rendevano magico il paesaggio cittadino. Una delle cose più salutari del turista è a mio avviso la passeggiata prolungata che stimolata dalla voglia di voler visitare tutto e non perdersi niente, rimette in sesto il proprio corpo riducendoci a stracci al termine della serata, facendoci godere doppiamente della giornata trascorsa, prima immersi nella conoscenza del luogo e poi nel sano desiderio di un meritato riposo.
In quel contesto abbastanza freddo, erano frequenti le soste per rifocillarsi durante il cammino. Il cambiamento di atmosfera dal giorno alla sera, mi ha ispirato più volte per soluzioni musicali particolari. Durante il soggiorno non sono mancate le interviste che per via dei precedenti viaggi filmati con diversi altri studenti dell’istituto, mi venivano rilasciate con grande partecipazione. Una tipica trattoria viennese ancora originale con le sue danze e musica dal vivo, una visita personale al Caffè Sacher, dove nacque la leggendaria torta viennese, e la partecipazione ad un concerto dal vivo di Walzer viennesi, ha reso indimenticabile il viaggio a me e agli altri. Nel finale un saluto personalizzato di alcune ragazze nato nella mia testa per creare un titolo di coda “dentro il film”. Nonostante il brano un po’ malinconico del finale scelto soprattutto per rendere omaggio alla assoluta condizione di pace del nostro soggiorno, spero di essere riuscito a trasmettere un po’ di quello spirito freddoloso e natalizio come da tradizione.
Buona visione del film.
I mezzi di comunicazione avvicinano le persone sempre più. Le barriere e i confini stanno cedendo spazio a forme innovative che permettono di visitare luoghi mai incontrati prima attraverso la foto panoramica. La libertà di scegliere dove guardare e l’economicità e velocità della realizzazione tecnica oltre alla possibilità di fruizione gratuita con i mezzi informatici alla portata di tutti, rendono la foto panoramica un media attualissimo per farsi conoscere e apprezzare per tutti gli occhi.
FIRENZE – Piazza Santa Croce
Campi di applicazione delle foto panoramiche
La foto panoramica per sua natura mostra la realtà ambientale senza alcuna interpretazione. Nessuna finzione o alterazione influenzeranno chi la guarda (salvo manipolazione), il tutto rimane visibile sotto gli occhi di tutti, ovunque lo si guardi.
I vantaggi della foto panoramica sono quelli di non dare una interpretazione arbitraria alle immagini, lasciando che sia lo spettatore a cercare curiosamente i propri interessi. Nel caso di un evento, collocare la macchina da presa panoramica al centro dell’azione, permette di mostrare la scena da qualsiasi direzione si voglia seguire. Nel caso di una foto in mezzo al pubblico, si potranno apprezzare l’evento e le reazioni che suscita nel pubblico circostante. Ecco come un semplice scatto può diventare animato e raccogliere dentro di sé tutte le sfumature di ciò che sta accadendo senza tralasciare niente.
Fermare il tempo tutto intorno adesso è ancora più facile con la vista panoramica. Il volo di piccioni in piazza San Marco a Venezia sopra la nostra testa mentre si allontanano in tutte le direzioni, può rendere lo scatto fotografico immersivo e congelare la scena per sempre così come si è vissuta.
Usata come integrazione ad un manuale didattico permette di offrire contemporaneamente con un solo scatto la descrizione di oggetti e il loro uso in poco spazio.
La foto panoramica aiuta a superare le barriere linguistiche laddove la descrizione di un fatto o di un ambiente, potrebbe falsare i contenuti della realtà.
QUI UN VIDEO REALIZZATO PARTENDO DA DIVERSE IMMAGINI PANORAMICHE A 360.
La torre del castello di Populonia
Qui sotto un video realizzato con la tecnologia a 360 gradi che invito a guardare, muovendo il mouse per spostare l’inquadratura intorno a voi.
Qui sotto, un altro video sempre a 360 gradi con integrazioni di testi e immagini per arricchire la visione, in punti diversi dello schermo. Sembra quasi di essere sul posto!